- Free return
A talk with
Roy Roger's
Con Léo Fourdrinier
La filosofia artistica di Léo Fourdrinier è una vasta enciclopedia culturale, è il punto d’incontro di ciò che è stato, è e potrà essere. Le composizioni sono ragionate giustapposizioni di forme e oggetti capaci di comunicare la pluralità del mondo, così come la fluidità delle sue dimensioni individuali e collettive. Nelle sue opere, luci al neon, pietre e metalli si tramutano in simboli universali, riuscendo ad alterare la percezione della realtà, o a mostrarne il suo vero senso.
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Penso che la mia arte nasca proprio [...], dalla fascinazione per la materia.
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Penso che la mia arte nasca proprio [...], dalla fascinazione per la materia.
Léo Fourdrinier
”
scopri il look di Léo
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Ho la necessità di connettermi a tutto ciò che mi circonda e che mi affascina, non importa se siano oggetti industriali o immagini classiche
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Ho la necessità di connettermi a tutto ciò che mi circonda e che mi affascina, non importa se siano oggetti industriali o immagini classiche
Léo Fourdrinier
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scopri il look di Léo
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Non è un diploma artistico a renderti artista, sono i legami umani, le esperienze e la curiosità a renderti tale...
”
Non è un diploma artistico a renderti artista, sono i legami umani, le esperienze e la curiosità a renderti tale...
Léo Fourdrinier
”
scopri il look di Léo
Q&A
Quali sono le origini del tuo rapporto con l’arte?
Da piccolo, in realtà, sognavo di diventare un attore. Per questo ho cominciato iscrivendomi alla scuola di teatro di Nimes, la città dove tutt’ora vivono i miei genitori.
Crescendo ho esplorato differenti mondi artistici oltre al teatro: la letteratura, la musica, il cinema...
Alla fine ho scelto di focalizzarmi sulla scultura perché provo qualcosa di unico nel trattare la materia con le mani, nel toccare e manipolare oggetti che mi permettono di creare nuove forme, e nuove narrazioni.
Penso che la mia arte nasca proprio da questo, dalla fascinazione per la materia.
Quali luoghi consiglieresti di visitare nella tua Tolone?
Sicuramente i posti che stimolano di più la mia arte, ovvero il lungomare e Mont Faron, che sovrasta l’intera città. Entrambi possono essere raggiunti in pochi minuti di macchina.
In città, invece, penso che sia immancabile una visita al mercato coperto: ci vado quasi tutti i giorni, dopo aver finito il lavoro in studio, per rilassarmi.
È evidente che le tue opere siano frutto di tante differenti forme di contaminazione. Come definiresti la tua arte?
Nel mio lavoro si connettono infiniti elementi, diciamo tutto ciò che m’ispira. Il mio passato, la mia routine quotidiana, internet, la grande poesia francese, le innovazioni tecnologiche...
Sono elementi così diversi tra loro, eppure sono convinto che il nostro presente sia caratterizzato dalla pluralità e dalla fluidità di queste informazioni eterogenee.
Ho la necessità di connettermi a tutto ciò che mi circonda e che mi affascina, non importa se siano oggetti industriali o immagini classiche: per me tutto è collegato, tutto può diventare parte di un mosaico surrealista, di un componimento poetico prodotto attraverso l’accostamento di forme ed elementi differenti.
Fare arte per me equivale a svolgere un’attività spontanea, a provare innumerevoli combinazioni e a vivere un’esperienza personale. Ognuno, poi, può interpretare le mie opere a seconda delle proprie sensazioni.